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20
Nov

Carcinoma ovarico: familiarità, fattori di rischio e prevenzione

Intervista con la Dott.ssa Ida Paris, Medico Oncologo, Day Hospital Tumori Femminili – UOC Ginecologia Oncologica

Quali sono i fattori di rischio del carcinoma ovarico?

Il carcinoma ovarico è la più comune causa di morte per neoplasie ginecologiche, a causa della frequente diagnosi tardiva. L’eziologia e la patogenesi di questa neoplasia sono ancora incerti. La multiparità, l’uso prolungato di estroprogestinici orali e l’allattamento al seno sono fattori associati a una diminuzione del rischio, mentre la nulliparità, l’uso di farmaci per l’induzione dell’ovulazione e una storia familiare di tumore dell’ovaio, della mammella e del colon rappresentano fattori di rischio per lo sviluppo della malattia. Tra la popolazione generale il rischio cumulativo di carcinoma ovarico nel corso della vita è pari a 1,7%, mentre tra le portatrici di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 può arrivare al 60% circa.

Quali sono le mutazioni genetiche più comuni legate al tumore dell’ovaio?

Tre sono le sindromi genetiche correlate al carcinoma ovarico:

  • la sindrome del carcinoma mammella-ovaio, correlata ad una mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e BRCA2;
  • la sindrome del carcinoma ovarico;
  • la sindrome di Lynch (tipo II), che include oltre ai carcinomi dell’ovaio, i carcinomi del colon, della mammella, dell’endometrio, del primo tratto gastroenterico ed è associata in genere ad una storia familiare di neoplasie ad esordio precoce.

Uno screening di popolazione ad alto rischio aiuterebbe nella riduzione della mortalità?

Non ci sono studi pubblicati che dimostrano che lo screening di popolazione ad alto rischio sia in grado di determinare una significativa diminuzione di mortalità per il carcinoma dell’ovaio. Pertanto, in base alle evidenze attuali, un programma di screening del carcinoma ovarico non trova indicazione quale intervento di salute pubblica in donne portatrici di mutazione genetica e ad alto rischio di sviluppo di carcinoma ovarico.

Quando è consigliabile un primo counselling?

In considerazione dell’alto rischio di sviluppo di tale neoplasia in donne con predisposizione genetica, appare di fondamentale importanza la selezione della popolazione femminile a rischio mediante counselling, seguendo dei precisi criteri di identificazione:

  • due o più parenti di I grado con neoplasia ovarica;
  • un paziente con neoplasia ovarica ad ogni età e uno con neoplasia mammaria con età inferiore a 50 anni alla diagnosi, entrambi parenti di primo grado;
  • una paziente con neoplasia ovarica a ogni età e due con neoplasia mammaria con età inferiore a 60 anni alla diagnosi, tutti parenti di primo grado;
  • soggetti già noti per essere portatori di mutazioni BRCA1/2;
  • tre o più componenti familiari con neoplasia del colon, oppure due con neoplasia del colon e uno con neoplasia in uno dei seguenti organi, diagnosticate in due generazioni: stomaco, ovaio, endometrio, vie urinarie, piccolo intestino; con 1 caso diagnosticato sotto i 50 anni;
  • un individuo sia con neoplasia ovarica che con neoplasia mammaria in parenti di primo o secondo grado.

Quali sono gli elementi che riducono il rischio?

Ci sono dati in letteratura sulla protezione dal carcinoma ovarico conferita dall’uso di contraccettivi orali o dalla parità nelle portatrici di mutazioni BRCA1/2 che hanno portato a risultati contrastanti. L’annessiectomia profilattica riduce il rischio di sviluppo del carcinoma epiteliale ovarico tra le portatrici di mutazioni dei geni BRCA1/2. Tuttavia, non bisogna dimenticare che una carcinosi peritoneale può svilupparsi nell’1,8 – 10,7% delle pazienti ad alto rischio sottoposte a chirurgia profilattica, probabilmente in relazione alla comune origine embriologica del peritoneo e dell’epitelio di rivestimento ovarico.

Alcuni studi avevano evidenziato come l’annessiectomia profilattica riduca il rischio di sviluppare neoplasie dell’ovaio e della mammella in donne mutate, tuttavia, un recente studio, pubblicato su una rivista molto importante (Finch APM, Journal of Clinical Oncology, 2014), ha evidenziato per la prima volta un beneficio della chirurgia profilattica in termini di riduzione globale della mortalità (77%), oltre alla riduzione del rischio di sviluppare tale neoplasia (80%).

I medici che effettuano counselling alle pazienti mutate in genere raccomandano di effettuare tale chirurgia profilattica a partire dai 35 anni o da quando la donna a rischio abbia completato il desiderio di prole, anche se non sono ancora adeguatamente studiate né l’età ottimale per avere tale chirurgia preventiva né l’effetto della chirurgia sul rischio globale di morte.

Quali sono i servizi messi a disposizione da parte del Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli?

Presso l’UOC di Ginecologia Oncologica stiamo effettuando il test genetico per la valutazione della presenza delle mutazioni dei geni BRCA1-BRCA2 a numerose donne affette da neoplasia ovarica di alto grado e abbiamo riscontrato un numero elevato di pazienti positive.

Ad oggi, abbiamo testato circa 380 pazienti con un risultato positivo al test del 30%. Le pazienti hanno effettuato una consulenza oncologica relativamente alla patologia e al test offerto; a seguire, in caso di positività del test, è stata effettuata anche una consulenza genetica, allo scopo di risalire ai familiari della paziente per selezionare i membri di famiglia sani ma portatori della mutazione riscontrata (carriers). Tutte le donne positive, sia le pazienti che le carriers, sono state incluse in un percorso di screening radiologico, definito per “donne ad alto rischio”. Tale percorso riguarda soprattutto la sorveglianza radiologica della mammella che, essendo un organo superficiale, può essere ben studiato radiologicamente. A molte carriers, dopo avere espletato il desiderio di prole, consigliamo generalmente un intervento di annessiectomia profilattica. Tale chirurgia è semplice, veloce ed è effettuata per via laparoscopica. Questo tipo di intervento ci permette di salvare vite umane: il tumore ovarico, infatti, presenta alti tassi di mortalità rispetto al tumore della mammella. Per quest’ultimo, si registra un tasso di sopravvivenza dell’87% a 5 anni dalla diagnosi.

Perché è importante la il test genetico effettuato presso l’UOC Ginecologia Oncologica?

Il fatto di essere a conoscenza della positività al test nelle donne sane (carriers), ci permette di effettuare un inquadramento dei portatori di mutazione, con lo scopo di effettuare procedure di screening oncologico; così da organizzare un percorso di prevenzione reale delle neoplasie che potrebbero colpire le “carriers”, o di effettuare procedure chirurgiche preventive, che riducano il rischio di sviluppo di neoplasie mammarie od ovariche fino al 90% dei casi, come riportato in alcuni studi pubblicati.

 

Per prenotazione telefonare CUP: 0688805560
Ricetta “Visita per familiarità in ginecologia oncologica”

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