Le terapie

La donna, successivamente alla visita ambulatoriale, viene seguita da un’equipe multidisciplinare nel suo percorso terapeutico e chirurgico, che si sviluppa in una prestazione in regime di Day Surgery (intervento chirurgico non invasivo con ricovero della durata di qualche ora senza degenza notturna), oppure in un ricovero presso il reparto di Ginecologia Oncologica in attesa dell’intervento.
Alla dimissione, la paziente, se necessario, sarà presa in cura presso il Day Hospital dei Tumori Femminili per la terapia radiante, oppure, se non necessita di tali prestazioni, sarà sottoposta a controlli periodici presso l’Ambulatorio di Follow-up.

Nel caso in cui, come accade sempre più sovente, si verifichi che alcuni tumori ginecologici si evidenzino durante la gravidanza, in seguito ai controlli ecografici di routine della gestante, è possibile intervenire, affrontando la malattia con trattamenti specifici, chirurgici e/o chemioterapici, limitando eventuali conseguenze alla madre e al nascituro.

Vista la frequenza di questa sfortunata eventualità, la UOC Ginecologia Oncologica è diventata un centro di riferimento per le donne provenienti da tutta Italia, indirizzate, spesso, dai ginecologi di riferimento delle future mamme.

La terapia chirurgica

La paziente, in attesa di intervento, può beneficiare delle più avanzate e moderne tecniche chirurgiche, secondo lo stadio della patologia.
Particolare impegno è stato dedicato, in questi anni, allo sviluppo di tecniche mininvasive, con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto chirurgico, pur mantenendo un alto grado di sicurezza sulla completezza dell’intervento, e a tecniche integrate per il trattamento del tumore dell’ovaio e della cervice, al fine di ridurre le possibilità di recidive.

Oggi, l’avvento della tecnica laparoscopica o mininvasiva ha letteralmente rivoluzionato, negli ultimi anni, la storia degli interventi chirurgici. Infatti, attraverso l’introduzione di alcuni sottili strumenti operatori nell’addome, tramite piccole incisioni da 5 a 12 millimetri, si ottiene una visione ad alta definizione, anche di strutture millimetriche, che permette di asportare in sicurezza gli organi malati, minimizzando al massimo il trauma chirurgico per il paziente.

La tecnologia si è spinta ancora più avanti e, in alcuni centri, tra cui questo della Ginecologia Oncologica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, la visione laparoscopica avviene attraverso un sofisticato sistema tridimensionale, che permette al chirurgo di vedere il campo operatorio, non solo in maniera magnificata ed ingrandita, ma, anche, con una visione tridimensionale, restituendo agli occhi del chirurgo operatore immagini perfette, dando, inoltre, il senso della profondità.

L’utilizzo della tecnica laparoscopica 3D ha permesso di tagliare i tempi di degenza, di ridurre le complicazioni legate ad una ferita sull’addome, quali dolore e ridotta mobilità, ed ha migliorato il rapporto rischio/beneficio a favore dell’intervento, senza considerare gli indubbi vantaggi estetici, che l’adozione di questi strumenti miniaturizzati consente.

In linea con la tendenza di questi ultimi anni, nel nostro Centro abbiamo introdotto la laparoscopia percutanea che, da una parte, riduce al minimo le cicatrici, con l’obiettivo di ottenere un risultato estetico migliore e, dall’altra, limita le ferite muscolari, che sono all’origine del dolore postoperatorio.

Grazie, infatti, all’avanzamento della ricerca tecnologica, in particolare all’evoluzione delle telecamere e dei materiali, se prima erano necessari 4-5 strumenti da 5-10 mm di diametro per eseguire un intervento laparoscopico, oggi è possibile effettuare la stessa procedura con 3 strumenti da 2-5 mm. Per ridurre l’impatto estetico, infatti, gli strumenti possono essere introdotti in addome, attraverso degli accessi percutanei, ottenendo una restitutio ad integrum dei siti di incisione.

Inoltre, nell’ambito della chirurgia mininvasiva, una delle più recenti innovazioni è rappresentata dalla Chirurgia Robotica. Il sistema robotico attualmente più avanzato è denominato “Da Vinci Xi”, anch’esso in dotazione nel nostro Centro.
Utilizzando il sistema robotico “Da Vinci Xi™”, il chirurgo controlla, attraverso una console, strumenti di alta precisione posti all’interno dell’addome attraverso piccole incisioni di 1-2 cm. I movimenti dell’operatore vengono riprodotti all’interno del campo operatorio, in maniera più precisa e senza il naturale tremore delle mani. L’innovativa architettura del sistema Da Vinci Xi consente, inoltre, a differenza del “vecchio” sistema “Da Vinci Si”, di effettuare interventi complessi multi-quadrante, senza riposizionamenti del carrello paziente e dei trocars (Re-docking), diminuendo, così, i tempi operatori ed implementando il grado di complessità degli interventi di ginecologia oncologica da poter effettuare in sicurezza.

Nell’ambito dei trattamenti integrati con la chirurgia, l’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica offre, inoltre, alle pazienti affette da carcinoma ovarico, la possibilità di effettuare, nell’ambito di protocolli clinici controllati, chemioterapie loco-regionali intraperitoneali.

Il vantaggio della via intraperitoneale è rappresentato dalla possibilità di ottenere una più alta concentrazione di farmaci a contatto con la malattia, limitando gli effetti di tossicità che si riscontrano nelle somministrazioni endovenose ad alte dosi.
Nel dettaglio, queste terapie sono rappresentate dall’HIPEC, ovvero l’introduzione nella cavità peritoneale di chemioterapici mantenuti alla temperatura costante di 41-42 gradi centigradi e – tra i primi ad averlo introdotto in Italia – dal PIPAC, ovvero l’introduzione intraperitoneale di chemioterapici nebulizzati, al fine di consentire una maggiore penetrazione del farmaco stesso nel tessuto malato.

La paziente, quindi, una volta superata questa fase, e in buone condizioni fisiche tali da permetterne l’inizio delle terapie radianti, sarà accompagnata, passo dopo passo, nei servizi ambulatoriali, di Day Hospital e di Follow-up.

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